sabato 27 luglio 2019

Area Pirata Records 2019: "The Mads" - "Los Infartos" - "Cannon Jack & The Cables"

- The Mads - "Turn Me Up" (EP, 6 Giugno 2019)
- Los Infartos - "El Narco Ritmo" (EP, 13 Maggio 2019)
- Cannon Jack & The Cables (7", 13 Aprile 2019)

Segnaliamo tre stringati EP / 7" tra le numerose recenti uscite prima metà 2019 di Area Pirata Records, etichetta italiana dedita da tempo alla valorizzazione del patrimonio garage/beat/punk/psichedelico italiano (ma non solo). Risulteranno probabilmente graditi agli ostinati cultori giovani (e stagionati) dei suddetti imperituri generi rock di nicchia e rassicurano, pur nella comune breve durata, sul loro buono stato di salute e proselitismo nella nostra penisola. --- Gli anzianotti (mods) milanesi Mads, 40 anni di attività e due chitarre che dialogano come tradizione comanda, freschi dell'album "The Orange Plane", pubblicano su A.P.R. insieme a Sexy Groovy Rhythms una bella e coinvolgente mod-song, Turn Me Up, dagli accentuati connotati melodici, anche in una versione strumentale davvero godibile. A testimonianza della loro inossidabile fede mod i Mads accludono una solida cover di Strange Town, vecchio brano dei Jam del modfather per eccellenza Paul Weller.
                                                                                                           Turn Me Up
        
 
Con i quattro brani di "El Narco Ritmo" i teramani Los Infartos (nome e copertina inquietanti) riconducono al confortante ovile di un garage organistico dalle modalità frenetiche. Le convulse Surf Dakota, The Man Who Lives There e Karrrate Bilbao sono però 'tagliate' da piacevoli inserti vocali sixties-beat che ne attenuano un pò la tendenza punk. Che Los Infartos siano tendenzialmente eclettici è ben dimostrato dai cinque minuti e passa di Sadistic Soul, che inaspettatamente riescono ad approdare a sonorità addirittura di matrice lounge.



I più selvaggi, basici e grezzi di questa tornata di novità sono Cannon Jack & The Cables, bergamaschi, side-project dal 2016 del cantante/organista Gianluca "Ol Pjpa" Daghetti - già con Le Muffe - che giocano con successo in Primitivo la carta del beat demenziale in lingua italiana. Peccato solo che all'ascolto il testo sia quasi incomprensibile tanto Gianluca "Ol Pjpa" Daghetti ci dà dentro. La furiosa Big Bad Monkey Man, side B del vinile a 45 giri, dal finale strumentale esasperato, conferma Cannon Jack & The Cables una promessa a cinque stelle del punk garage italiano: attendiamo con ansia il loro primo full-lenght. 
                                                                                  Primitivo

                                  Area Pirata Records

                                                                   
Pasquale Boffoli









venerdì 19 luglio 2019

The Jackets - "Queen Of The Pill"

The Jackets - "Queen Of The Pill"  (Voodoo Rhythm Records, 14 Giugno 2019) 

I garagers svizzeri The Jackets giungono al loro quarto lavoro in studio, il secondo per la connazionale label Voodoo Rhythm Records, dopo "Shadows Of Sound" (2015). Vediamo un pò: nel sito dell'etichetta si legge che Alice Cooper li ha definiti “the real deal” nel suo Radio Show, che Little Steven’s Underground Garage nel 2017 ha parlato di una loro “Greatest Song in the World” e che Rodney Bingenheimer, il famoso d.j. e talent scout rock losangelino, li trasmette regolarmente nel 2019. Ma non basta, vi sbagliate, questo è solo un intrigante aperitivo, e si potrebbe pensare "di parte": il meglio e la verità arrivano ascoltando le dieci indiavolate trash-punk-garage tracks di questo nuovo "Queen Of The Pill": Jackie Brutsche alias Torera, cantante e fuzz-guitar guida il trio (Chris Rosales alla batteria, Samuel Schmidiger al basso) quasi con la stessa autorevolezza di Chrissie Hynde con i suoi Pretenders. Vocalmente trascinante e titolare di una sei corde grintosa  perennemente 'in amore' libidinoso con sua santità Fuzz (Losers Lullaby, Dreamer, What About You, Be Myself, Queen Of The Pill), marchia a fuoco "Queen Of The Pill" con la travolgente selvaggia sicurezza di una giovane garage witch. Ne sentiremo certamente parlare di nuovo: nel frattempo magari si possono recuperare i loro primi tre dischi.

mercoledì 10 luglio 2019

Nebula - “Holy Shit”

Nebula: “Holy Shit” (Heavy Psych Sounds, 7 Giugno 2019)

Esce per la label italiana Heavy Psych Sounds, specializzata in contaminazioni tra hard-heavy-psychedelic-space-desert-stoner rock, il nuovo lavoro del trio americano Nebula, formato e guidato da sempre dal chitarrista/cantante compositore Eddie Glass, fuoriuscito nel 1997 dai desert-rockers Fu Manchu. Ma chi, incoraggiato da questa premessa e aggiornatosi attraverso le loro note biografiche, fosse alla ricerca in questo nuovo "Holy Shit" delle suddette contaminazioni rimarrebbe non poco deluso, o perlomeno soddisfatto in misura molto ridotta. L'equilibrio dei nove brani infatti è pericolosamente sbilanciato verso un heavy-hard rock di stampo black-sabbathiano poco originale se non noioso che lascia scarsissimo spazio a desiderabili contaminazioni con quelle limitrofe suggestioni rock cui si accennava all'inizio dell'articolo. Le poche porzioni del disco più godibili e davvero apprezzabili sono proprio quelle (Messiah, Gates Of Eden, The Cry of a Tortured World) in cui su un heavy prepotente prevalgono modalità moderatamente psichedeliche e indirizzate su un mood musicale più dilatato e vario. Il power trio insomma fa una scelta ben precisa, serializzando una tendenza già molto presente nei suoi precedenti dischi, rinunciando a una dinamica che poteva rivelarsi molto più creativa, sposata da altri loro colleghi della stessa scena musicale.

Pasquale Boffoli




                                                                                                                         

sabato 6 luglio 2019

E.T. Explore Me - "Shine"

E.T. Explore Me - "Shine"  (Voodoo Rhythm Records, 30 Marzo 2019)

L'etichetta svizzera indipendente Voodoo Rhythm Records, ormai veterana, diretta dal bizzarro Reverend Beat-Man, è sempre stata prodiga sin dal 1979 del secolo scorso di ottime, arrembanti, sporche produzioni garage-punk, memorabili almeno per il settanta per cento. La valorosa e coraggiosa label continua anche in questo terzo millennio ricco di scadente mainstream, sedicenti e ridicoli artisti trap fabbricati a tavolino e musica senza dignità, a sfornare piccoli nuovi capolavori di sconosciute e orgogliose band europee e internazionali che non hanno mai inciso nulla o quasi durante la loro esistenza. E' il caso del trio olandese (da Haarlem) E.T. Explore Me, in giro da più di quindici anni, che si inserisce (continuandola) in una tradizione beat/garage/psichedelica solida inaugurata nella terra dei tulipani sin dagli anni '60. Il fascino malato e psichedelico di questo "Shine", loro primo full lenght, è basato tutto sull'uso permanente in quasi tutti i dodici brani dell'organo fuzz distorto di Joostche usurpa con grande carisma il ruolo primario della chitarra (meno che in Butcher, suonata da lui). Non che l'organo non abbia sempre avuto un ruolo fondamentale nel genere garage e psichedelico, ma in molti degli episodi di Shine, alcuni in particolare (H.Z. Statue, Soulbleed, Fincheye), l'uso che se ne fa è profondamente ipnotico, inquietante e minimale, incrociando a tratti un sound quasi sperimentale e progressivo. L'episodio più ortodosso del disco è la strangleriana Let Me In. Ad accompagnare le avvincenti avventure dell'organo un bassista pneumatico (Jeroen B.) di grande efficacia e un batterista (Jeroen K.) sempre all'altezza.

https://voodoorhythm.myshopify.com/collections/cd-1
                                                                                                     Pasquale Boffoli







lunedì 1 luglio 2019

The Black Keys - "Let's Rock"

The Black Keys - "Let's Rock" (Easy Eye Sound/Nonesuch 28 giugno 2019)

Il 28 giugno è uscito il nono album in studio dei Black Keys dal titolo evocativo “Let’s Rock”.Triste dirlo ma in questo disco ad evocare il rock c’è solo il titolo ed è ovvio che non basta. D’altronde che il duo statunitense fosse bollito era già evidente dagli ultimi lavori a partire dal tanto esaltato “El Camino”. Bisogna risalire a “Thickfreakness” album del 2003 per ritrovare il blues destrutturato delle paludi del delta e il suono garage rock a tratti lo-fi. Il nuovo, è un disco moscio, dalle sonorità che non graffiano, non mordono ma nemmeno accarezzano, sembra musica da ascensore d’hotel. Non basta mettere in copertina una sedia elettrica per dare la scossa. I brani si susseguono noiosi e arrangiati tutti allo stesso modo, stessi suoni, stesse sequenze, senza sussulti né idee. La voce è piatta e annoiata, senza soul e non bastano a tirarla su i cori black. Non pervenuta nemmeno la psichedelia del precedente album “Turn Blue”. Certo, nel panorama musicale attuale un disco del genere è più che benvenuto ma non basta mescolare gli ingredienti per ottenere qualcosa di commestibile. L’album cita gli Stones in più di un episodio, poi amalgama boogie, country e rockabilly ma la nostalgia in musica è pari a zero se non semini il seme della novità e dell’innovazione, il materiale riciclato serve a creare un prodotto nuovo altrimenti meglio incenerirlo. “Shine A Little Light” brano d’apertura, parte con un intro tipo Gimme Shelter degli Stones segue riffone a’ la White Stripes e poi si spegne strada facendo. Segue “Eagle Birds”, giro rock and roll stile ZZ Top, stesse chitarre impastate. “Every Little Things” forse il brano più ispirato, sulle strofe le melodie riportano a McCartney. “Get Yourself Together” brano western da cowboy che ballano la Line dance. C’è spazio anche per l’hippie folk con “Sit Around And Miss You”. Let’s Rock” furono le ultime parole di un condannato a morte nello stato del Tennessee, quello sì un cazzuto gesto rock&roll non questo disco che ci auguriamo non condanni a morte i Black Keys.

Nino Colaianni


Mammoth weed wizard bastard - "Yn ol i Annwn"

Mammoth weed wizard bastard - "Yn ol i Annwn " (New heavy sounds - marzo 2019) Disastri della critica: stroncato o elogiato, Y...