Liam Gallagher è Liam Gallagher, da lui non possiamo aspettarci che faccia nulla di diverso da quello che ama e che ha sempre amato. “Why Me? Why Not.”, il secondo album solista dell’ex frontman degli Oasis, è una piena conferma di quello che di lui si è sempre detto: arrogante, diretto, un bad boy della periferia popolare di Manchester col cuore d’oro. Quarantasette anni non hanno cambiato di una virgola il suo mood, la sua attitudine. E questo nuovo disco è esattamente lo specchio del Liam che tutti conosciamo e che tantissimi amano. Già, perché se il fratello maggiore Noel ha avvertito la (legittima, beninteso) esigenza di provare qualcosa di nuovo, di sperimentare fra dance, elettronica, ritmi latini e tanto altro ancora con risultati che fanno discutere i fan più accaniti della coppia Gallagher-Gallagher, il buon Liam tira dritto per la sua strada. Puro brit-sound che spazia fra Beatles, Stones, Who e la cara lezione mancuniana che ha creato quei fertili presupposti per l’epopea degli Oasis negli anni ’90 e ’00. Appena messo il disco nel lettore parte Shockwave, un pezzo dal sapore brit-pop della prima ora: aggressivo, sporco ma mai dimentico di quel gusto melodico che ha fatto le fortune della famiglia Gallagher.
L’espressività di Liam in qualità di autore e non solo di
interprete dei brani, che avevamo già intravisto nel precedente “As You Were”,
adesso è un’epifania: la perfezione della voce risiede proprio in quel tono
cantilenante che il Nostro ha ritrovato intraprendendo la carriera solista. Once
è una ballad semiacustica che s’impone di diritto fra i pezzi più belli dell’epopea
gallagheriana, capace di rivaleggiare con i grandi inni dei 90’s usciti dalla
penna di Noel. Già, Noel… L’ombra del fratellone aleggia su Liam, che però
stavolta sa servirsene con maestria: a lui (sostengono i bene informati) è
dedicata One of Us, e l’ermeneutica più attendibile lascia intendere che
i tre bambini che compaiono nel video siano proprio Liam, Noel e il fratello
maggiore Paul (che fa il dj e che sovente segue Liam nei suoi spostamenti in
tour).
Insomma, un duro dall'animo dolce: il più piccolo dei
fratelli Gallagher affida a uno slancio di tenerezza quello che – a giudizio di
chi scrive – è il brano più bello del disco. La ballata pop Now that I’ve
Found You è, questa volta a esplicito dire dello stesso autore, dedicata a
Molly, la figlia illegittima che Liam ebbe durante un tour in America al tempo
degli Oasis e che di recente ha ritrovato e riconosciuto («Now that I’ve found
you don’t go», recita il verso che chiude un ritornello accattivante).
Nel mezzo tante altre cose interessanti, a partire dal gusto
pop-psichedelico di Meadow, passando per le sonorità più taglienti di Halo,
l’incedere cadenzato di Be Still e della title-track, le orchestrazioni
dal sapore beatlesiano di Alright Now (che ritroviamo anche fra i bonus
con Gone e Glimmer) e la prepotenza di The River. La
versione deluxe del disco propone, infine, il rock ‘n’ roll più duro di Invisible
Sun e la dolcezza della ballata acustica Misunderstood.
Un disco pieno, di suoni e significati, una consacrazione
per l’ormai ex ragazzaccio di Manchester, che fra una pinta di birra e una
spacconata sa tirare fuori pezzi che lo innalzano nell’Olimpo delle ultime
grandi rock star. Mani dietro la schiena, un guardaroba pieno di parka e scarpe
da ginnastica: Liam Gallagher è sempre lui, e ogni volta è una (piacevole)
sorpresa.
Liam Gallagher
Riccardo Resta
Liam Gallagher
Riccardo Resta