Disastri della critica: stroncato o elogiato, Yn ol i Annwn nessuno l'ha capito.
Involontario trattato sul momento storico dell'industria discografica, come tale andrebbe esaminato, e qui verrà così fatto. I gallesi Mammoth weed wizard bastard non sono solo l'ennesimo gruppo Doom che mischia Sludge e Stoner o fa richiami alla cultura dello sballo; nella loro musica c'è un sincero e incerto tentativo di dire altro con iniezioni di suoni spaziali. E' difficile funzionare quando la crescita nefanda di gruppi vuoti viene sobillata senza vergogna, le idee spremute e copiate senza ritegno, e mode che si seguono ed esauriscono in fuochi fatui alimentati da meccanismi crudeli, tutto per lasciare sulla cima un Pop elettronico bieco e istupidente. Relegato da ciò nei piani bassi, il Doom è un alveare di gruppi clone, e lo Sludge (per i non addetti, fusione di Black Sabbath con l'Hardcore degli anni 1980 e un briciolo di Death) non fa eccezione. Che fa l'industria? I musicisti provano a comporre dei brani, cercano contatto con un'etichetta che propone un contratto di distribuzione con varie clausole. Fine. Il mondo dorato degli anni 1980 è sepolto da un pezzo, con tutte le possibilità monetarie che potevano far conoscere gruppi che oggi non potrebbero emergere. Senza soldi,la produzione di un disco diventa fragile.E un gruppo come fa a comunicare col pubblico se non coi dischi (questi sconosciuti) la cui produzione li esalta? Vi provvedono da sé. E la scusa delle tecnologie e del fai da te come soluzioni, è loffia: per un disco accettabile servono circa 150000 dollari, se un gruppo ne mette assieme 10000 è tanto. Fare dischi è uno spreco inutile senza produzione adeguata, e i nostri sono al quarto. Esordio con suite di 30 minuti, poi i seguenti tutti sopra i 45. Il tutto in 5 anni. Siccome non sono gli Yes o i Grateful dead, è difficile capire come trovino l'ispirazione per tanto materiale se un produttore non li aiuta a scegliere fra le idee. Ma l'industria è diventata un covo di squallidi per far proliferare migliaia di gruppi e tutti i loro “dischi”senza speranza. Ad emergere sono pochi e confinati fuori dalle classifiche che contano, chi guadagna pochi soldi maledetti sono gli studi di registrazione. Quì è al lavoro il mediocre Chris Fieldingcon James Plotkin a lavorare sul master, un classico del Metal da 20 anni (un mestierante a fare il grosso e un nome più famoso per qualche ritocco, per dare un'aura di serietà). In oltre un'ora viene diluita (i brani si potevano limare alla metà) l'idea: Sludge più richiami al Dark dei Cocteau twins; le citazioni degli elettronici tedeschi entrano in questa dinamica. La voce eterea di Jessica Ball (anche al violoncello e tastiere) cerca di congiungersi ad una musica stentorea e opprimente, idea avvincente. The spaceships of Ezekiel è una lunga cavalcata solcata da suoni spaziali, base di tutto il disco. 8 minuti. Segue Fata Morgana, 13 minuti di citazioni di Klaus Schulze (!) e dei Dead can dance sul corpaccione diun Doom zoppicante. Riesce meglio l'omonima, grazie ad un'impeccabile sezione ritmica;peccato per i richiami al Grunge. Altro brano interessante è The majestic clockwork, dove dopo un'introduzione granitica parte una marcetta guidata da batteria e violencello su cui si costruisce il suono complessivo del gruppo, base per uno straniante duello fra voce e musica, fino ad un lungo finale in accelerando. Sarebbe bello che una bella produzione aiutasse questo gruppo della terra dei Mabinogion. Con le sue idee potrebbe uscire fuori qualcosa di buono.
Luca Volpe