Mark Lanegan Band - "Somebody's Knocking" (Heavenly Rec. - ottobre 2019)
Che Mark Lanegan ami la new
wave è ormai noto. Già a partire da “Blues
Funeral” del 2012 e proseguendo per i successivi “Phantom Radio” e “Gargoyle” il suono dei sintetizzatori ha pian piano preso
il sopravvento su quello delle chitarre ed i beat elettronici sostituito i
drum-set acustici. Ma è con la nuova uscita “Somebody’s
Knocking” che l’innamoramento si fa
palese. Il nuovo album è un inno al post-punk di matrice britannica, al sound
dark-oriented anni ’80, un disco in cui i riverberi chitarristici della
provincia americana hanno ceduto il posto ai bassi british carichi di chorus. 14 tracce cariche di
elettronica in cui i sequenzer arpeggiatori fanno da tappeto alla voce, caustica
e intensa come sempre, ma meno sofferente, quasi a dimostrare un raggiunta
serenità dell’animo, una consapevolezza che traspare anche dai recenti video
dei singoli pubblicati, nei quali Lanegan appare (dopo anni di assenza)
divertito e appena sorridente.
Il disco è edito da Heavenly Rec prodotto e mixato da Alain Johannes (polistrumentista
Cileno-Americano - musicista collaboratore di QOTSA, Them Croocked Vultures, The Desert Session e artefice del
capolavoro di C. Cornell “Euphoria
Morning”).
Si apre con Disbelief Suspencion il brano più stoner
del disco, chitarre riverberate e ritmo sincopato sui quali è sapientemente
inserito un arpeggio di synth che sembra quello suonato da G. Moroder in I Feel Love
di Donna Summer. Nella seguente Letter Never Sent il nostro non si
sforza nemmeno di nascondere il suo tributo ai Joy Division con il fraseggio di tastiera che richiama Love Will Tear Us Apart. Echi di New Order si susseguono nelle sonorità
di Night Flight To Kabul.
Dark Disco Jag è un freddo inno di dark sintetico con voce infernale e incorporea. Gazin From The Shore è la malinconia
degli Psychedelic Furs su un giro di
basso a’ la Fascination Street dei Cure. Stitch it Up, uno degli episodi
più riusciti del disco, è il tipico pezzo tirato del miglior Lanegan. Con Playing Nero il nostro
torna crooner su un tappeto di archi ma con quel basso che ci riporta suoi
sentieri gothic-eighties. Penthouse High ci
scaraventa di colpo nei club anni ’80 quando si ballava ancora senza pasticche.
Con Paper Hat il cantato di dark/Mark
torna su binari americani e al suo passato più riconoscibile. Così come con War Horse si torna ai fasti dell’album
capolavoro che è Bubblegum.
“Somebody’s Knocking” è un disco che farà storcere il naso ai fan più
intransigenti, a quelli che sbavano per una reunion degli Screaming Trees o a quelli legati al Lanegan acustico e sofferente
o ancora a coloro che amano solo il suo lato infernale e dannato, ma per sua e
nostra fortuna Mark è tutte queste cose insieme ma soprattutto è cambiamento, è
voglia di sperimentare e cimentarsi in nuove esperienze musicali e finora c’è
riuscito alla grande.
Cambiare restando sempre lo
stesso cazzuto artista borderline non è da tutti.
Nino Colaianni
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