Perry Farrell - “Kind
Heaven” (BMG, 7 Giugno 2019)
Perry Farrel, già frontman dei leggendari Jane’s Addiction e creatore dei
compianti Porno for Pyros nonché deus
ex machina del Lollapalooza music
Festival torna con un album solista dal titolo “Kind Heaven”. Sono trascorsi 18 anni dall’ultimo disco da solista
e per l’occasione mette su un’orchestra (come lui stesso la definisce) di
musicisti ospiti. Si va da Tony Visconti
storico produttore di Bowie, al
batterista dei Motley Crue Tommy Lee,
passando per Taylor Hawkins batterista
dei Foo Fighters, Peter DiStefano chitarra dei Porno for
Pyros e Dhani Harrison figlio del
beatle George. Al primo ascolto emerge fin
da subito la smania di strafare che porta il disco sui binari di un modernismo
kitsch a cui il nostro ci aveva già abituato in precedenza. Sarà per l’uso eccessivo di
campionatori e trucchetti elettronici o per la produzione troppo mainstream o
ancora per la costante presenza della vocina fastidiosa della moglie (Etty Lau Farrell novella Yoko Ono che
non lo molla un attimo), che l’album non solo non cattura ma altresì respinge. Peccato perché le canzoni ci
sono, andavano solo spogliate di quel suono distopico che le caratterizza,
svestite di quell’abito barocco, lo stesso abito rappresentato in
copertina in una grafica che tenta di
mischiare l’antico col futuro. Red, white and blue Cheerfulness, brano d’apertura, è un rock and roll sempliciotto
che non graffia. Segue Pirate Punk
Politician primo singolo pubblicato, che dal riff al solo sembra suonato da
un Dave Navarro dei poveri. Snakes Have Many Hips è uno swing che manco James
Bond in 007. Machine Girl
ha un giro armonico catchy su un tappeto di sintetizzatori e chitarre in
riverbero. L’indefinibile One, un mix
di chitarre funky, ritmi afro e coretti da stadio. Si continua con Where have You Been All My Life anche
qui bassi ed elettrobeat da dance club. Con More
Than I Could Bear Farrel torna alla forma canzone e alle
melodie a’ la Jane ’s
Addiction, sicuramente l’episodio più riuscito dell’album. La successiva Spend The Body cantata da Etty Lau
Farrell non sfigurerebbe ad un rave party. La conclusiva Let’s Pray For This World con echi
beatlesiani è una commovente preghiera della famiglia Farrell con i due
figlioletti ai cori. “Kind Heaven” è un disco costruito a tavolino e come spesso accade in lavori siffatti
si rischia di tracimare. E’ evidente nei brani che l’ansia di ricercare
sonorità originali non ha portato l’effetto sperato, sono lontani i tempi del Farrell ispirato genietto musicale che
surfava sull’Ocean Size.
Nino Colaianni
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